Norvegia: la nuova El Dorado. Quali offerte lavorative per gli italiani nel nord Europa?
Il flusso è ormai continuo, da primavera a fine estate, oserei dire giornaliero. Gli italiani che si affacciano in Norvegia per studio, per lavoro, per crearsi una famiglia, sono ogni anno sempre di più. Da quando i Paesi scandinavi sono stati scoperti dagli italiani come possibile eldorado dove trovare lavoro e dove il sistema del welfare tutela le famiglie con bambini, il pregiudizio sul freddo polare sembra essere calato sempre di più. Ma è tutto vero? Quali sono gli sbocchi lavorativi che garantiscono una certa sicurezza in questi Paesi e quali sono i periodi migliori per arrivare?
Scandinavia vuol dire innanzitutto Norvegia, Svezia e Danimarca, tre monarchie strettamente legate dal punto di vista storico e culturale. Il mio punto di vista è quello norvegese, Paese nel quale vivo da quasi cinque anni. La Norvegia è l’unico Paese tra i tre ad essere fuori dall’Unione Europea, ma tutti e tre non utilizzano l’Euro. Con una popolazione per numero di abitanti leggermente superiore a quella siciliana (circa 5 milioni e 250 mila abitanti) contro i poco più di 5 milioni della nostra isola, la Norvegia conta una percentuale di immigrati del 7,4%, più del doppio di quelli residenti in Sicilia (3,6%), e se consideriamo gli stranieri che hanno preso la cittadinanza in Norvegia si oltrepassa il 10%. Tra questi ci sono gli italiani, in misura estremamente esigua, i dati AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) del 2012 ne registrano circa 3700 ma il numero è da ritenersi sensibilmente cresciuto negli ultimi 5 anni. L’AIRE considera infatti solo gli italiani con residenza all’estero superiore ad un anno , non considera gli studenti, né i lavoratori occasionali o stagionali.
I gruppi su Facebook degli italiani in Norvegia sono giornalmente bersagliati da domande su come cercare casa, lavoro o come accedere agli studi universitari e non meno su come imparare (e se sia utile imparare) il norvegese o se basti una conoscenza elementare dell’inglese. Ed è spesso triste vedere nelle stesse comunità digitali degli inviti a starsene in Italia perché la situazione nel Regno di Norvegia non è dorata come appare, peccato che a dirlo sono spesso coloro che hanno dato una svolta alla loro vita trasferendosi da tempo nei fiordi.
È senza dubbio vero che la crisi economica abbia morso negli ultimi anni pure la florida industria petrolifera scandinava, volano dell’economia di questo Paese che fino agli anni ’60 sopravviveva solo grazie al commercio di pesce e di legno. Tuttavia la richiesta di ingegneri civili, petroliferi, meccanici ed informatici è continua e sono proprio questi i lavori più appetibili e che garantiscono uno status di vita elevato a fronte di un alto costo della vita. Anche la manovalanza nei vari settori continua a crescere (carpentieri, muratori, imbianchini) e non soltanto nel settore edilizio (camerieri, cuochi, pizzaioli, trasportatori, autisti, ecc). Altissima la richiesta di insegnanti che scarseggiano in Norvegia (poiché gli stipendi non sono altissimi se paragonati a quelli del terzo settore in genere).
In sintesi c’è speranza per tutti, ma la speranza è ben poca cosa se non si attuano le strategie giuste per un trasferimento momentaneo o stabile in terra scandinava. Di base ci dovrebbe essere una conoscenza del Paese che non può essere ristretta solo a qualche breve ricerca su internet. Ricordando che siamo nell’era dei viaggi low cost sarebbe utile fare qualche visita preventiva nei luoghi tanto agognati per respirare l’aria del posto e per tastare a pelle se si è predisposti a fare il sospirato tentativo. Mettere nel conto di imparare la lingua del posto almeno ad un livello base con discreto anticipo sulla partenza (3-6 mesi), l’inglese non basta. Preferire un trasferimento primaverile per cercare lavoro durante la bella stagione. Assicurarsi un tetto sopra la testa già prima di partire consultando i siti internet in lingua norvegese www.finn.no o www.hybel.no). Leggere tutte le informazioni utili sul sito internet dell’Ambasciata d’Italia in Norvegia. Portarsi dietro un capitale minino (a perdere) per affitto e sopravvivenza in caso che il tempo per la ricerca del lavoro si protragga per più mesi. Questi sono solo alcuni dei consigli che mi sento di dare a chi ha pensato di trasferirsi al Nord (Europa).
Badate, anche i norvegesi hanno dei pregiudizi sul Bel Paese e soprattutto sul Sud Italia. Tuttavia l’appeal riguardo l’Italia in Norvegia è molto alto. I norvegesi e gli scandinavi in generale imparano la lingua italiana (che si studia pure a scuola), apprezzano i vini e amano passare le ferie in Italia. A differenza di Piemonte, Liguria, Toscana e Lazio (dove i norvegesi acquistano anche casa per trascorrere le vacanze), la Sicilia resta in coda. Sarebbe quindi proficuo un lavoro di studio per capire come incentivare la comunicazione e la vendita dei nostri prodotti gastronomici e culturali tenendo presente che bisognerebbe evolversi da un turismo da “cartolina” ad un turismo esperienziale, tanto amato dalle popolazioni scandinave.