Il territorio dell’entroterra siciliano rappresenta una miniera di tradizioni nascoste e preziose. Una di queste è il canto devozionale, legato ai Riti della Settimana Santa, tra cui il più conosciuto è quello di Mussomeli, che oggi vive un momento di rinascita, coinvolgendo le giovani generazioni, pronte a dare seguito ad una tradizione che il territorio non ha intenzione di abbandonare. I Lamenti della Settimana Santa, sono infatti qualcosa che discosta il Comune nisseno da tutti gli altri d’Italia e rendono le celebrazioni del Giovedì e del Venerdì Santo uniche nel loro genere. Figlie di una tradizione antica, questi momenti musicali uniscono folkore e fede, riuscendo ancora oggi a fare presa sulla comunità cittadina  con una ritmica che accompagna i fedeli e che scandisce con tocchi folkloristici la celebrazione dei misteri. Così, fra ciò che rimane vivo e ciò che lo è soltanto nella memoria degli anziani o nelle pagine di storia locale, la Settimana Santa mussomelese non smette di svolgere la sua funzione socio-religiosa.

LE ORIGINI. Ma cosa sono i lamenti e perché ancora oggi hanno riscontro popolare? I Lamenti della Settimana Santa sono diventate una delle principali espressioni del patrimonio musicale tradizionale siciliano. La passione e morte di Cristo costituiscono il tema di questi brani musicali cantati a più voci dotati di una forza straordinaria e capaci di suggestionare la sensibilità del popolo credente, suscitando in loro una forte emozione. La loro origine risale all’XI secolo, con Jacopone da Todi, ma c’è chi fa risalire la loro datazione alla tragedia greca e addirittura alle Sacre Scritture. Il loro nome sembrerebbe essere legato al carattere originario delle festività pasquali durante le quali i fedeli portavano in processione il Crocifisso intonando canti lugubri e tristi, detti, appunto, “lamenti”, “lamentazioni” o “mortori”. Oggi come allora, queste forme poetico-musicali accentuano il pathos narrativo della drammatizzazione e sono eseguite dai cosiddetti lamentatori, cantori specializzati. 

I MOMENTI DELLA PERFORMANCE. I brani delle Lamentazioni, polivocali, vengono chiamati parti e il repertorio è formato da testi esclusivamente in latino tratti da fonti liturgiche (Stabat Mater, Popule Meus, Miserere). A prima si presenta schematica e poco sviluppata e concorre a creare, insieme con le altri due parti del coro, a secunna e u bassu, una successione di triadi complete in posizione fondamentale. Alcuni brani, poi presentano anche una terza parte corale dell’acuto, u fansittu (falsetto) che si dispone all’ottava superiore rispetto al basso. Ad essi, nel corso delle celebrazioni religiose del giovedì e del Venerdì Santo, si intermezzano anche i trombettisti che rievocano il dolore della Madonna alla ricerca del figlio, ed il suono dei tamburi, che rievoca i chiodi infilzati nelle mani del Signore. In questi riti, che mischiano sacrale e folklore, significativi sono i versi “Popule Meus quid feci tibi aut in quo contristavi te? Responde mihi. “Sumpto aceto dixit: Consummatum est. Et Inclinato capite emisit spiritum” (Popolo mio cosa ti ho fatto? Rispondimi. Si sono divisi le mie vesti. Assaggiato l’aceto, inclinò il capo e spirò). Il tutto recitato con tono triste. 

UNA TRADIZIONE VIVENTE. I Lamenti di Mussomeli, iscritti nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (REIS) e dal 2014 patrimonio UNESCO, vengono eseguiti da gruppi di voci maschili annoverati tra le Confraternite, associazioni di fedeli erette per l’esercizio di opere di pietà e di carità ed aventi come scopo l’organizzazione di eventi religiosi. «Non è semplice imparare il testo e tutto quello che riguarda la tonalità da utilizzare nel recitare i versi – dice Alessio, uno dei Confrati più attivi nell’emissione dei Lamenti – questi sono davvero complicati». Particolare è anche la famosa sfida che si lanciano tutte e sei le Confraternite del luogo per chi farà la performance migliore. «Ognuna delle sei presenti – continua Alessio – ha una sua squadra che è in una sorta di competizione con le altre per la miglior performance e dunque si fanno tante prove per arrivare preparati all’evento. Tutti coloro che hanno intenzione di recitare si riuniscono negli oratori in giorni stabiliti e provano. Solo così possono essere pronti alla loro “esibizione” nei giorni della Passione di Cristo».

Il nostro impegno è offrire contenuti autorevoli e privi di pubblicità invasiva. Sei un lettore abituale del Sicilian Post? Sostienilo!

Print Friendly, PDF & Email