«Era invece di Santa Margherita del Belice, a sud di Palermo, il padre anagrafico della Morante. […] Se si combinassero i dati biografici della Morante con gli indizi offerti dalla topografia del romanzo, i luoghi di “Menzogna e sortilegio” verrebbero a identificarsi con la regione sud-occidentale della Sicilia: il Belice, non troppo lontano da Palermo, a sua volta filtrata attraverso i ricordi di Roma». Nell’introduzione dell’edizione del 1994 del primo romanzo di Morante (Menzogna e Sortilegio, pubblicato nel 1948) il critico Cesare Garboli, per la prima volta accennava alle origini siciliane della grande scrittrice. Un enigma che da allora ha affascinato molti studiosi che si sono dati da fare per confermare questa ipotesi. Di recente, un ulteriore contributo arriva da un team composto dell’architetta Margo Margherita Cacioppo, della scrittrice Marinella Fiume, della scrittrice Gabriella Ebano, della storica Angela Scandaliato, Francesco Morante, nipote della scrittrice, e della psichiatra Margherita Rimi. Il risultato delle loro ricerche è confluito nel volume Elsa, la sua storia inizia qui, edito da Navarra Editore e curato da Margo Margherita Cacioppo. Ma cosa le ha spinte a rispolverare una questione così intricata che coinvolge allo stesso modo letteratura, storia, intrighi familiari e scienza genealogica?

«Durante il lockdown – ci racconta la curatrice del volume – mi sono imbattuta in un libro di Gabriella Ebano, Tina Modotti, fuoco che non muore, che racconta di un incontro tra Elsa Morante e la fotografa partigiana, in cui viene fuori che il padre della scrittrice nacque a Santa Margherita del Belice. Sorpresa di condividere le mie origini con una delle colonne portanti di tutta la letteratura del Novecento, mi sono messa subito al lavoro per approfondire l’argomento, coinvolgendo dapprima Marinella Fiume e poi tutte le altre studiose che si sono occupate del caso».

Sebbene, la teoria delle origini siciliane di Augusto Morante, padre della scrittrice, fosse già stata ventilata da studiosi come Maurilio Di Giangregorio e il critico letterario Cesare Garboli, le studiose sono andate in cerca di ulteriori prove. Una volta accertata l’effettiva paternità di Augusto Morante – e non di un certo Francesco Lo Monaco, amico di famiglia anch’egli siciliano e probabilmente padre dei due fratellastri di Elsa – il focus della ricerca è passato, al reperimento di indizi sull’effettiva nascita di Augusto Morante a Santa Margherita del Belice. La consultazione dell’anagrafe e l’archivio della parrocchia del paese siciliano non ha prodotto, almeno inizialmente, alcun risultato. Sulle carte, infatti, non c’era traccia di nessun “Augusto Morante“. Poi, grazie al contributo del genealogista Sacha Di Bartolo, che ha ricostruito l’albero genealogico dei Morante, è stato possibile accertare che in realtà i genitori di Augusto non erano sposati e avevano registrato il bambino con il cognome della nonna, vale a dire “Gentile”.  

Il valore di una tale scoperta non si limita alla ricostruzione del dato biografico, ma ha consentito alle studiose di rileggere in una nuova chiave la frequenza con la quale la Sicilia ritorna nelle opere della scrittrice. Visibile sin dal suo primo grande romanzo, quel Menzogna e Sortilegio alle cui vicende fa sfondo proprio Santa Margherita del Belice. Ma, come le studiose hanno avuto modo di appurare, c’è molto di più: «Vi è un racconto, all’interno della raccolta Lo scialle andaluso pubblicata nel 1963 – spiega Cacioppo – in cui Morante ci svela le sue origini. Si intitola Il soldato siciliano e il protagonista è appunto un soldato che, ad un certo punto del racconto, entra in una stanza e incontra la voce narrante, Morante stessa, una ragazza che scappa dalla guerra come lui. Questa ragazza fa luce su di lui con una lanterna e, sentendolo parlare, gli chiede “ma sei siciliano?” “sì”, lui risponde, “sono di Santa Margherita”. È come se di questa lanterna facesse un simbolo: sta facendo luce su qualcosa, Morante ci svela che le origini siciliane fanno parte della sua vita». Una conclusione corroborata anche dalle analisi condotte da Giuliana Zagra, responsabile della Biblioteca nazionale di Roma, sui quaderni della scrittrice. Da questi ultimi emerge l’intenzione della Morante di far confluire i racconti de Lo scialle andaluso in un romanzo, mai pubblicato, dal titolo Nerina. L’ambientazione, si legge in un’annotazione poi cancellata e sostituita con la dicitura “Santa Ninfa”, sarebbe dovuta essere proprio quella di Santa Margherita del Belice.

Ad un secondo volume, invece, le studiose affideranno l’indagine di un fatto quantomeno curioso: «Sembra proprio che, dopo il 1958 e senza apparente ragione, la Sicilia scompaia dalla produzione della Morante. Da quel momento in poi la scrittrice si concentra su altri lavori, come Il mondo salvato dai ragazzini e Pro o contro la bomba atomica, ma questo è un mistero sul quale stiamo lavorando».

Il nostro impegno è offrire contenuti autorevoli e privi di pubblicità invasiva. Sei un lettore abituale del Sicilian Post? Sostienilo!

Print Friendly, PDF & Email