“Abbuscicatu”: quando il volto dei siciliani è tutto un programma
È un grande classico della parlata siciliana. Un modo simpatico, ma estremamente efficace, per dire a qualcuno che il suo aspetto non comunica certo uno stato di forma smagliante. Parliamo del termine abbuscicatu, mediante il quale gli isolani sono soliti riferirsi ad alcune specifiche caratteristiche del viso. Quando un siciliano si sente abbuscicatu, infatti, o ha un aspetto tale, significa che ha il volto gonfio, intorpidito, con lo sguardo spento tipico di chi è stato poco bene di salute o non ha chiuso occhio tutta la notte. Ma da dove ha origine questo termine e perché ha questo significato?
DA PAFFUTO A SCIUPATO. La voce deriva dal verbo siciliano buscicari, cioè “gonfiarsi”. La sua etimologia è da legare al dialettale buscica, ossia “vescica” nel senso di bolla piena di liquido, proprio come quella che nasce dalle scottature. Dal verbo buscicari ha avuto origine una voce, usata soprattutto nel dialetto di Bronte, piccolo comune in provincia di Catania, che si può intendere quasi come il suo participio: buscicutu, cioè “grassoccio, pienotto, paffutello”. Un termine molto usato in paese, soprattutto anticamente, anche come soprannome per distinguere casi di omonimia tra le famiglie più importanti. Dal momento che fino a qualche anno fa, ma a volte ancora oggi, c’era la convinzione che essere paffutelli fosse sinonimo di essere pieni di salute, nasce spontanea la domanda su come si sia passati da buscicutu ad abbuscicatu inteso come “sciupato fisicamente”.
L’ETIMOLOGIA LATINA. È probabile che la variante negativa del termine sia da collegare all’etimologia latina. Infatti buscica deriva dalla parola latina vesica, che indica appunto non solo una parte anatomica del corpo, ma primariamente un rigonfiamento di natura maligna, come un tumore. La trasformazione dal latino al dialetto si spiega con comuni fenomeni fonetici quali betacismo, cioè un passaggio dal suono della /v/ a quello della /b/, nonché alternanza vocalica tra “e” e “o” (apofonia) con successivo oscuramento della “o” in “u”. Da qui la voce buscica con i suoi derivati buscicari e abbuscicatu.
LA RIPRESA. In sostanza, se ti senti abbuscicatu, cerca di abburisciri, di riprenderti…ma questa è un’altra storia!