Proveniente dal greco, questa tipica espressione allude a coloro che amano circondarsi di beni di lusso senza pensare alle conseguenze delle loro spese o più in generale a coloro che amano i divertimenti e le attività mondane

Di sicuro ve lo sarete chiesti almeno una volta nella vita anche voi: cosa significa realmente allakatàlla, quell’espressione siciliana dal suono arabeggiante che spesso viene utilizzata anche da chi in realtà non riesce a inserirla nel contesto giusto? Ebbene, in primo luogo vi stupirà forse sapere che l’origine di questo modo di dire non è affatto mediorientale e che deriva, invece, dal greco antico.

Il sintagma “ἄλλος καὶ ἄλλος” (àllos kài àllos), infatti, significava “uno e poi un altro”, da cui probabilmente è derivata l’abitudine di servirsi anche dello stesso pronome aggettivale nella forma del nominativo plurale neutro, accompagnato da un articolo: la forma che ne deriverebbe è “ἄλλα καὶ τά ἄλλα” (àlla kài tà àlla), che dopo qualche secolo, modifica ortografica ed evoluzione linguistica sembrerebbe avere portato proprio al moderno allakatàlla.

Orientativamente, la voce poteva volere dire quindi “le une cose e poi quelle altre”, lasciando intendere un accumulo di oggetti o di elementi dettato non sempre da un criterio logico o razionale, quanto piuttosto dalla fretta, dal caos o da un’eccessiva allegria. Non è un caso, quindi, che nel catanese esista oggi la frase proverbiale “allakatàlla e scàgghiu a cridènza”, che alluderebbe all’atteggiamento di chi prima si circonda di beni di lusso spendendo ingenti somme di denaro e poi si trova costretto a fare economia al punto da dovere acquistare a credito perfino un tozzo di pane.

Più in generale e nell’intera isola, allakatàlla è una forma avverbiale con la quale si esprimono comportamenti eccessivi, non solo sul versante economico ma anche su quello del divertimento, per esempio, o addirittura del sesso. Fari allakatàlla, nella prima accezione, è dunque sinonimo di fare bisboccia in termini ludici, mentre nel secondo di esagerare con i piaceri della carne. Una sola parola e molteplici accezioni e allusioni, insomma, che non mancano mai di divertire i discorsi di chi è solito esprimersi in dialetto.

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