In Sicilia può capitare che qualcuno si affoghi pur non essendo a mare e non avendo intenzioni suicide. Nell’isola infatti ci si può affucari a tavola, con un boccone che va di traverso e rischia di far soffocare il povero mal capitato. Come dire: nell’isola si affoga non solo in mare, ma anche nel cibo!

In un “mare di cibo”. Affucarisi”, usato in senso riflessivo, deriva dal latino volgare affocare – proprio come l’italiano “affogare” -, a sua volta nato dall’accostamento ad fauces, cioè “alla bocca/alla gola”. Chi s’affuca infatti resta senza fiato, strozzato alla gola da un boccone andato di traverso. E non solo: è possibile anche affucari qualcuno, cioè ucciderlo impedendone la respirazione, strozzandolo o facendolo annegare. Il verbo ha assunto anche significati metaforici, come affucatu d’i debiti, cioè “soffocato dai debiti”, o campari affucatu, ossia “vivere sommerso dalle faccende, conducendo una vita non serena”. E ancora: affucari ‘na causa, “perdere una causa”.

I modi di dire. Il verbo compare in alcuni proverbi dialettali. Affucari lu cani a lasagni, letteralmente “affogare il cane con le lasagne”, nel senso di offrire a qualcuno più del necessario per ottenere qualcosa. Affucarisi a la cuda, cioè “affogarsi alla coda”, da intendere nel senso del proverbio italiano “perdere la zuppa tra la bocca e la mano”, che indica l’atto di abbandonare qualcosa quando si è sul punto di compierla. Infine affucari la stivala, ossia non poter calzare qualcosa perché troppo stretta.

La ricetta. In Sicilia si affoga pure il cavolfiore! Particolare verdura siciliana della famiglia dei cavoli, si può cucinare in moltissimi modi che prevedono prima una bollitura. Se si vuole evitare di bollirlo però è possibile affucarlu: affogare il cavolfiore direttamente in vino, olio, olive, cipolla e formaggio per ottenerne una ricetta saporita nota nell’isola come bastaddi affucati, proprio per l’odore pungente che rilasciano durante la cottura e per la pesantezza nel digerirli.

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