«Capì che Adelina doveva aver trovato tanticchia di tempo per venire ad arrizzettare perché tutto era in ordine», si legge a pagina 88 del romanzo L’odore della notte, pubblicato nel 2001 dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri con la casa editrice Sellerio. Una frase il cui senso generale si riesce a cogliere anche senza conoscere a fondo il dialetto, ma fra le cui parole ne spicca almeno una che vale la pena approfondire meglio.

Ci riferiamo a arrizzettare, che in base alle zone possiamo sentir pronunciare anche arrizzettàri, arrisittàri, arrizzittàri e rrizzittàri, sempre e comunque con lo stesso significato. Come già si intuisce dal contesto della frase citata, si tratta di un verbo che ha a che fare con il concetto di mettere in ordine, come potremmo ipotizzare pensando già all’italiano rassettare, anche se l’etimologia è qui molto diversa.

La parola deriva infatti dal sostantivo siculo arrizzèttu (o arrisèttu, arrizzièttu e rrizzèttu), che è arrivato nella parlata locale direttamente dal latino receptum, con il quale si designava l’azione di ritirarsi. In origine, quindi, il senso del termine era associato al concetto di riposarsi, di trovare quiete, poi diventato complementare a quello di ordine e di pulizia.

Ai nostri giorni, di conseguenza, arrizzittàri è sinonimo di aggiustare, sistemare, sia in riferimento alla casa che a un oggetto da montare, o addirittura in un’ottica più metaforica a una situazione complicata da risolvere. E non è finita qui, perché se ci concentriamo a questo sulla forma riflessiva di arrizzittàri, ovvero arrizzittàrisi, scopriremo che il verbo non vuol dire solo trovare pace o avere riposo in un’ottica letterale.

Per traslazione, infatti, ci troviamo davanti a un modo per indicare il nostro sollievo dopo una faccenda che ci aveva preoccupati o tenuto particolarmente impegnati: M’arrizzittài, con l’uso del passato remoto, indica una persona che ora non ha più pensieri per la testa, libera da qualunque angoscia precedente, proprio come l’imperativo Arrizzèttiti! consiglia a chi ci sta ascoltando di mettere da parte la sua ansia, accettando il fatto che le cose non sono gravi come sembrano e che, in un modo o nell’altro, torneranno tutte in ordine.

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