“C’è malùra”: lo stato siciliano di crisi esistenziale

Se le vostre aspettative di lavoro sono state deluse, se cercate di guadagnare senza riuscirci quanto vorreste, se insomma vi trovate in un particolare momento di magra, e se oltretutto conoscete il dialetto siciliano, o qualcuno che proviene dalla Trinacria, un modo efficace e icastico per esprimere il concetto potrebbe essere l’espressione C’è malùra.

La malùra, infatti, come si riscontra in diversi portali online, fra i quali L’eco del nulla, in questa regione indica «uno stato fisico ed emotivo di crisi profonda, in cui la stessa sopravvivenza dell’individuo è messa in discussione». Non soltanto una condizione di penuria, quindi, ma di vera e propria crisi dalle molteplici sfumature.

Proprio Malùra, fra l’altro, si intitola un romanzo dello scrittore palermitano Carlo Loforti edito da Baldini&Castoldi nel 2017 e incentrato, guarda caso, sull’oscillazione sicula tra la speranza e il senso di disfatta, tra la sensazione che tutto sia perduto e quella che forse qualcosa potrebbe migliorare in futuro.

Il modo di dire, traducibile in italiano come Non tira una buona aria o Va tutto storto, assume quindi i significati di malora, perdizione, rovina, e deriva probabilmente dal francese malheur, a sua volta mutuato dal latino mala e hora (poi evolutosi in or nel senso di destino, fato).

Si tratterebbe, per dirla diversamente, di una fase di sfortuna, di malasorte, che com’è inevitabile assume a volte i tratti di una battuta, a volte di un’amara considerazione. Lo si può dichiarare per sottolineare l’importanza del risparmio in un determinato periodo, o l’illusione che non possano che cambiare le carte in tavola il prima possibile, ma il tono in sostanza rimane uguale.

A metà tra l’avvilito e il sarcastico, con un sorriso appuntito e solo accennato, C’è malùra si pronuncia infatti con voce sicura, tonante, come se ribadirlo senza mezzi termini aiutasse gli eventi stessi a prendere una piega nuova, o la ruota a girare nel verso giusto. Se sentite un siciliano rimarcare questo fenomeno, pertanto, sappiate che ciò che sottintende, mentre lo esterna, è: «Oggi va così, ma domani… Chissà!».

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Traduttrice di formazione, nonché editor, correttrice di bozze e ghostwriter, Eva Luna Mascolino (Catania, 28 anni) ha vinto il Campiello Giovani 2015 con il racconto "Je suis Charlie" (edito da Divergenze), tiene da anni corsi di scrittura, lingue e traduzione, e collabora con concorsi, festival e riviste. Ha conseguito il master in editoria di Fondazione Mondadori, AIE e la Statale di Milano, e ora è redattrice culturale - oltre che per Sicilian Post - per le testate ilLibraio.it e Harper’s Bazaar Italia. Lettrice editoriale per Salani, Garzanti e Mondadori, nella litweb ha pubblicato inoltre più di 50 racconti.

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