Se le vostre aspettative di lavoro sono state deluse, se cercate di guadagnare senza riuscirci quanto vorreste, se insomma vi trovate in un particolare momento di magra, e se oltretutto conoscete il dialetto siciliano, o qualcuno che proviene dalla Trinacria, un modo efficace e icastico per esprimere il concetto potrebbe essere l’espressione C’è malùra.

La malùra, infatti, come si riscontra in diversi portali online, fra i quali L’eco del nulla, in questa regione indica «uno stato fisico ed emotivo di crisi profonda, in cui la stessa sopravvivenza dell’individuo è messa in discussione». Non soltanto una condizione di penuria, quindi, ma di vera e propria crisi dalle molteplici sfumature.

Proprio Malùra, fra l’altro, si intitola un romanzo dello scrittore palermitano Carlo Loforti edito da Baldini&Castoldi nel 2017 e incentrato, guarda caso, sull’oscillazione sicula tra la speranza e il senso di disfatta, tra la sensazione che tutto sia perduto e quella che forse qualcosa potrebbe migliorare in futuro.

Il modo di dire, traducibile in italiano come Non tira una buona aria o Va tutto storto, assume quindi i significati di malora, perdizione, rovina, e deriva probabilmente dal francese malheur, a sua volta mutuato dal latino mala e hora (poi evolutosi in or nel senso di destino, fato).

Si tratterebbe, per dirla diversamente, di una fase di sfortuna, di malasorte, che com’è inevitabile assume a volte i tratti di una battuta, a volte di un’amara considerazione. Lo si può dichiarare per sottolineare l’importanza del risparmio in un determinato periodo, o l’illusione che non possano che cambiare le carte in tavola il prima possibile, ma il tono in sostanza rimane uguale.

A metà tra l’avvilito e il sarcastico, con un sorriso appuntito e solo accennato, C’è malùra si pronuncia infatti con voce sicura, tonante, come se ribadirlo senza mezzi termini aiutasse gli eventi stessi a prendere una piega nuova, o la ruota a girare nel verso giusto. Se sentite un siciliano rimarcare questo fenomeno, pertanto, sappiate che ciò che sottintende, mentre lo esterna, è: «Oggi va così, ma domani… Chissà!».

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