Vi hanno mai provato a chiamare a tutte le ore del giorno e della notte per propinarvi sempre la stessa offerta telefonica o della luce, insistendo nell’assicurarvi che si trattava di un’occasione unica, irripetibile e soprattutto imperdibile? Allora, almeno una volta nella vita, anche voi siete stati assucutàti da qualcuno.
Con assucutàri (o assicutàri, in base alle zone) nel dialetto siciliano si intende infatti l’atto di ossessionare qualcuno battendo sempre sullo stesso punto, senza dargli modo di sottrarsi alle pressioni che riceve o di manifestare il suo disinteresse. Un termine che ancora oggi è molto usato quando vogliamo far notare in modo diretto al nostro interlocutore che superato il limite, e che prenderci per sfinimento non è una strategia destinata a funzionare.
Ma da dove deriva questo curioso lemma, e come mai è diventato oggi sinonimo di tormentare? Ebbene, se guardiamo alla sua etimologia, scopriremo che la sua origine è davvero antica, e che assucutàri deriverebbe addirittura dal latino parlato adsecutare, ovvero inseguire, poi diventato secutar in antico spagnolo.
Per l’una o per l’altra strada, la parola è arrivata poi in Sicilia, dove quindi inizialmente si riferiva a un’azione ben più letterale, che infatti ai nostri giorni si è mantenuta quando ci riferiamo al comportamento di animali che si mettono sulle tracce degli esemplari femmina e cercano di attirare la loro attenzione, un po’ come fa il gallo quando – appunto – assucùta la gallina.
Al di fuori di questo contesto, l’espressione ha poi assunto una sfumatura più metaforica, designando attualmente non solo chi si mette a rincorrere qualcuno per gioco o per necessità, ma anche e soprattutto chi assilla un’altra persona a suon di lusinghe, di richieste, di idee o anche solo di chiacchiere, non dandole nemmeno il tempo di prendere fiato tra un tentativo e l’altro.
Non tutti sanno, peraltro, che il verbo appare anche nel sostantivo composto assucutafìmmini (o assicutafìmmini), che non si riferisce a chi va dietro a una donna (fìmmina) in maniera soffocante, quanto piuttosto al petardo, così chiamato nella Trinacria perché – secondo un paio di generazioni fa – se viene lanciato per terra nei paraggi di una donna la spinge ad allontanarsi di buona lena prima che sia troppo tardi…