Se avete in programma un viaggio nel catanese, o se da quelle parti conoscete qualcuno che vive nei pressi dell’Etna, è probabile che vi siate già imbattuti in una singolare coincidenza toponomastica: ben cinque Comuni e quattro borgate della provincia presentano infatti il prefisso Aci nel loro nome. Più nello specifico, parliamo di Aci Castello, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Aci Bonaccorsi e Acireale per il primo insieme, e di Aci Trezza, Aci San Filippo, Aci Santa Lucia e Aci Platani per il secondo.

Una caratteristica piuttosto evidente, se consideriamo che si tratta di luoghi geograficamente molto vicini fra di loro, e di cui quindi nei dintorni si sente parlare spesso. Ma a cosa fa riferimento, e come mai si è diffusa proprio in questa zona senza che se ne trovino tracce quasi da nessun’altra parte nel resto della regione?

Per capirne le ragioni dobbiamo – come spesso accade in Sicilia – risalire alla dominazione greca e fare riferimento a quanto riportato più avanti dal poeta romano Ovidio nelle sue celebri Metamorfosi: secondo quanto ricostruito nella sua versione di un mito antecedente, nei fondali del Mediterraneo viveva la ninfa Galatea, una Nereide che rifiutava la corte del ciclope Polifemo e che si era invece invaghita del giovane e bel pastore Aci. Quando Polifemo se ne accorse, per la rabbia scagliò un macigno di lava contro di lui e lo uccise.

Galatea pianse a lungo per l’amato, al punto che gli dèi commossi resero il sangue di Aci un fiume pronto a gettarsi in mare, per permettere a Galatea di ricongiungersi a lui quando alla sua morte si fosse trasformata in schiuma marina. Il punto in cui il fiume era visibile, con il suo colore rossastro dovuto alla vicinanza del vulcano, è stato soprannominato non a caso dagli abitanti ‘u sangu di Iaci, mentre il corpo del pastore, stando alla leggenda, sarebbe stato sembrato in nove parti che si sarebbero trovati in corrispondenza dei nove centri abitati odierni.

Una variante di questa vicenda immaginaria vuole invece che il villaggio nato proprio sul fiumiciattolo sia stato distrutto da un terremoto e abbia portato la sua popolazione a fondare delle nuove comunità nei paraggi, conservando per ognuna di loro il riferimento ad Aci, ma permettendo allo stesso tempo di distinguerle l’una dall’altra.

Oggi entrambe le storie continuano a tramandarsi di generazione in generazione, così da conferire al territorio etneo una bellezza non solo paesaggistica e architettonica, ma anche letteraria e dal fascino antico.

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