Se qualche volta vi è capitato, specialmente ora che siamo in piena estate, di lasciare i panni ad asciugare e di ritirarli quando ancora sono lievemente umidi, è verosimile che dopo averli piegati e riposti nell’armadio abbiate sentito anche voi quello strano odore di burìdda.

Con questo termine del dialetto siciliano, infatti, si indica la leggera puzza che esala dai vestiti quando sono rimasti parzialmente umidi, il cosiddetto ranno, che in realtà fino a qualche secolo fa indicava per lo più il miscuglio di cenere e acqua calda utilizzato per lavare la biancheria. Una parola molto comune nel quotidiano, ma che quasi nessuno sa ancora oggi da dove possa provenire.

Alcuni linguistici, considerando la loro estrema affinità ortografica e fonologica, hanno ipotizzato che ci sia un nesso fra la burìdda sicula e la bourride francese. Si tratterebbe di una specialità di pesce originaria della Provenza e della Linguadoca, che prenderebbe il nome a sua volta dal provenzale bourrido, derivato da boulido (che significa bollito).

Il piatto, simile alla più famosa bouillabaisse, potrebbe da lì essere arrivato anticamente anche in Liguria, dove oggi non a caso la buridda indica un insieme di zuppe di pesce tradizionali, e al tempo stesso in Sardegna, regione in cui la burrida è invece il nome della preparazione che condisce alcuni pesci lessati, come il palombo e il gattuccio.

A questo proposito, tuttavia, va specificato che le tre pietanze sono diverse fra loro per preparazione e ingredienti, anche se hanno in comune la presenza del pesce e farebbero pensare che in Sicilia si sia consolidata – nel corso forse della dominazione angioina – un’associazione di idee fra la fragranza decisa del pesce, a tratti quasi nauseabonda, e quella del bucato rimasto poco asciutto.

Una teoria che comunque non è stata ancora confermata, e che pur non trovando riscontro nei dizionari etimologici e nei vocabolari della lingua siciliana potrebbe spiegare il fantasioso conio di un sostantivo che fino ai nostri giorni trova ampia diffusione un po’ in tutta la Trinacria.

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