Dal comune raffreddore alla dominazione angioina: la storia del “muccaturi”

«Per caso hai un muccaturi in borsa?». Quasi tutti risponderebbero di no a una domanda del genere, ma in realtà quasi tutti ne hanno almeno uno in borsa, dal momento che si tratta di un semplice fazzoletto! Parola usata soprattutto nel dialetto siciliano di qualche decennio fa, ancora oggi può capitare di sentirla in giro, anche nella variante maccaturi tipica del siracusano.

Origine ed etimologia. L’origine di questo termine è greca, ma prima di arrivare al siciliano bisogna passare per il latino e persino per il francese. Il fazzoletto è usato normalmente per asciugare il naso e ripulirlo dal muco: in greco “naso” e “muco” si dicono rispettivamente “mykter” (μυκτήρ) e “muxa” (μύξα). Nel passaggio dal greco al latino si ha la forma “mucus” per indicare il muco, comunemente detto anche “moccio”. Oggi molte lingue romanze hanno forme derivate proprio dal latino per indicare non solo la mucosa nasale, ma anche il naso e il fazzoletto. Tra queste per esempio il catalano “mocador”, ma soprattutto il francese “mouchoir”, attraverso il quale si è arrivati al siciliano “muccaturi”. Infatti la tradizione vuole che la conquista angioina della Sicilia alla fine del 1200 abbia fatto versare molte lacrime ai Siciliani e questi per asciugarle non poterono che far ricorso al…mouchoir, che nel dialetto isolano divenne muccaturi. In origine indicava i fazzoletti di stoffa e – nell’agrigentino – anche gli scialli usati dalle donne; oggi lo si usa per alludere pure ai comuni fazzoletti in carta.

Simbolo d’amore. Nella cultura siciliana il termine è titolo di una canzone di Rosa Balistreri, “Lu muccaturi”, in cui un fazzoletto di stoffa lavato in un fiume diventa simbolo di una promessa d’amore tra due giovani innamorati. “E la bella mi prumisi un muccaturi”, ossia “e la bella mi promise un fazzoletto” che l’innamorato stenderà al sole sopra una rosa per non farlo sporcare.

About Author /

Laureata con il massimo dei voti in Filologia Classica all’Università degli Studi di Catania, Olga Stornello (classe 1994) è giornalista pubblicista dal 2019. Dopo aver acquisito il tesserino grazie alla collaborazione con varie testate (tra cui, oltre “Sicilian Post”, il quotidiano “La Sicilia”), ha frequentato il master RCS Academy “Scrivere e comunicare oggi: metodo Corriere” nel 2020. Tra le sue intramontabili passioni, al di là della scrittura, si annovera anche la danza, che pratica da sempre.

Start typing and press Enter to search