Se siete a stomaco vuoto non proseguite con la lettura, perché oggi il nostro viaggio nelle curiosità linguistiche (e non solo) della Sicilia porta sui nostri schermi e sulle nostre tavole un primo piatto prelibato, che nella sua semplicità è riuscito a conquistare il cuore dei catanesi (e non solo, è proprio il caso di ripeterlo).

Parliamo infatti della celebre pasta cca nocca, conosciuta anche nella variante di pasta ‘a piscatura. Quest’ultimo nome fa forse intuire anche a chi non ha molta familiarità con il dialetto siciliano una delle caratteristiche della ricetta, che si basa non a caso su un ingrediente marinaro da leccarsi i baffi, ovvero le alici.

Per il resto, a completare il “quadro” gastronomico è la presenza dei piselli e di pochi altri elementi essenziali: cipolla, prezzemolo, aglio, pecorino o ricotta salata, sale, pepe e olio. Si tratta, quindi, di un manicaretto semplice da preparare e buono da gustare, servito spesso nelle trattorie e replicabile anche a casa senza grandi difficoltà, a patto che l’occorrente sia ben fresco.

Se l’appellativo di pasta ‘a piscatura è bello che spiegato, però, a cosa si deve invece la denominazione di pasta cca nocca? La risposta è presto detta: in siciliano la nocca è infatti un sostantivo traducibile con nastro annodato o con fiocco.

Il termine, a sua volta, deriva dal longobardo knohha, che all’epoca significava giuntura e che si è poi evoluto, non per niente, nell’italiano nocca (intesa come giuntura delle dita, ma anche come articolazione del cavallo e perfino come cerniera snodata tra due elementi meccanici). La pasta cca nocca, di conseguenza, è da intendersi come la pasta coi fiocchi per eccellenza, quella che, come anticipato, non lascerebbe indifferente nessun palato.

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