Palazzolo Acreide: i “Magnifici 7” chef che hanno fatto rete
La rivalità, spesso sana, troppe volte sfocia in guerra a colpi bassi, astio, odio. Capita, soprattutto in una categoria come quella degli chef, sempre sottoposti a esami, valutazioni, gare ai fornelli, sfide davanti alle telecamere, il cui successo è legato a una stella in più o in meno. Pronti a tradire la tradizione per andare incontro alle mode, ai gusti del pubblico, e attrarre qualche cliente in più.
È un caso raro trovare i prìncipi dei fornelli uniti a uno stesso tavolo per raggiungere un unico fine. Eppure accade. E non soltanto per casuali eventi di solidarietà. Accade per di più in una regione votata all’individualismo, dove non si riesce a fare rete, un po’ per colpa della malapolitica, ma soprattutto per la innata diffidenza che serpeggia tra i siciliani. Accade a Palazzolo Acreide, sui monti Iblei, tra palazzi barocchi, antiche rovine greche ed eccellenze della gastronomia.
Qui, nella cittadina patrimonio dell’Unesco, nel 2016, sette chef si sono seduti attorno a un tavolo ed hanno elaborato una idea comune: tutelare e valorizzare le straordinarie produzioni del territorio ibleo. Nasce così, nel gennaio 2017, l’Associazione di Ristoratori “Vicoli&Sapori”. A farne parte sono: Paolo Didomenico dello Scrigno dei Sapori, Giorgio Migliore della Corte di Eolo, Max Iacono della Taverna di Bacco, Andrea Alì del Ristorante Andrea Sapori Montani, Marco Giuliano del Ristorante Settecento, Calogero Maltese dell’Agriturismo Giannavì e Gianni Savasta della Trattoria del Gallo. Hanno messo da parte ogni tipo di rivalità, e, all’insegna dell’amicizia e della collaborazione, portano avanti un progetto che in pochi anni è riuscito a dare molta visibilità al territorio, facendo diventare Palazzolo Acreide la capitale siciliana della gastronomia, con tre ristoranti segnalati dalla guida Slowfood.
Grazie all’impegno di questi “magnifici 7”, la salsiccia di Palazzolo, le cui radici risalgono all’arrivo dei romani, è diventata famosa nel mondo, conosciuta, apprezzata e richiesta da Milano a Tokyo.
Loro non si sentono chef stellati, preferiscono definirsi chef-ristoratori. Alle mode e alle tendenze preferiscono la difesa e la promozione della ricchezza di sapori, della creatività gastronomica e delle tradizioni del territorio. Sono l’ultimo baluardo di una cucina realizzata con cura artigianale e con prodotti locali, che altrimenti sarebbero andati persi. Grazie all’impegno di questi “magnifici 7”, la salsiccia di Palazzolo, le cui radici risalgono all’arrivo dei romani, è diventata famosa nel mondo, conosciuta, apprezzata e richiesta da Milano a Tokyo. Il Presidio Slow Food ha certificato la peculiarità della sua preparazione e degli ingredienti scelti: nove tagli (gola e guanciale, lardo, coppa, lombo o lonza, spalla, zampino, pancetta, coscia) e grasso (quest’ultimo non superiore al 25%), ai quali si aggiungono sale marino siciliano, peperoncino, finocchietto selvatico degli Iblei e vino rosso della Val di Noto. La carne è tagliata a punta di coltello con grana medio grande, mondata a mano e insaccata con budello animale. L’affumicatura in locali di stagionatura con legno di ulivo donano alla carne un gusto unico che sprigiona sentori di vino e finocchietto selvatico.
E poi il miele degli Iblei, fra i più pregiati al mondo. Il tartufo nero, che gareggia con quelli di Alba e di Norcia, mentre la Tonda Iblea è la monocultivar che diventa un olio prezioso insignito della Dop Monti Iblei.
Lo Chef Andrea Alì: «Non c’è alcuna rivalità, non gareggiamo nel rubarci i clienti. Tutt’altro. Ci diamo consigli sui nuovi piatti da inserire in menu. La sinergia è fondamentale per raccontare un territorio e la sua ricchezza».
«La sintonia che c’è tra noi tutti e la voglia di contribuire a fare qualcosa per la promozione del territorio in cui viviamo sono state da sempre la molla che ci hanno consentito di riuscire a fare qualcosa di grande e utile per tutti», spiega Paolo Didomenico, presidente dell’Associazione. «Siamo sette chef, ma soprattutto sette amici, che condividiamo lo stesso sogno», aggiunge Andrea Alì. «Non c’è alcuna rivalità, non gareggiamo nel rubarci i clienti. Tutt’altro. Ci aiutiamo l’un l’altro. Ci diamo consigli sui nuovi piatti da inserire in menu. La sinergia è fondamentale per ritornare a un’idea di cucina che abbandona ogni forma di protagonismo e sceglie di raccontare un territorio e la sua ricchezza».
Palazzolo Acreide, uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue monumentali chiese tardo-barocche, il teatro greco scrigno di tesori antichi, scenario di film come Gente di rispetto di Luigi Zampa, Nati stanchi con Ficarra e Picone, La fame e la sete di Antonio Albanese, è diventato il palcoscenico ideale dei “magnifici 7”. I vicoli dello storico quartiere dell’Orologio hanno ospitato i fornelli degli chef. E poi il riscoperto castello medievale ha messo i suoi panorami mozzafiato a disposizione del progetto l’anno scorso. Infine, quest’anno, in una edizione forzatamente “short” a causa della pandemia, si è spalancato l’ingresso del Palazzo Rizzarelli-Spadaro, dimora nobiliare barocca del Settecento, che ancora riporta i segni dei danneggiamenti subiti nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Sul finire del secolo scorso, ne diventò proprietaria la nobildonna piemontese Augusta Zabert Colombo, la quale decise di trasformarlo in una wunderkammer dei ricordi, esponendo abiti, foto ed oggetti vari che raccontano la storia di cinque generazioni della propria famiglia: nasce così il Museo delle Tradizioni Nobiliari. Al progetto di recupero ha aderito “Vicoli&Sapori” utilizzando i balconi barocchi e l’atrio come scenario, facendo conoscere quest’altra perla di Palazzolo Acreide a un pubblico proveniente da ogni parte della Sicilia e non solo, deliziato da un menu che spaziava da una mozzarella imbottita di trota su estratto di pomodorino giallo a una mousse di yogurt artigianale su cialda di mandorla di Noto e verdello di Siracusa con pera farcita di ricotta e ricoperta di cioccolato.
Attorno a questa idea sta crescendo tutto un territorio e nella cittadina iblea, diventata meta di un visitatore enogastronomico che cerca la bellezza e i sapori a prezzi economici, cresce l’offerta di ospitalità turistica. Il progetto dei “magnifici 7” chef-ristoratori diventa ricchezza per tutti e modello da adottare e seguire per l’intera Sicilia.