Vi capita mai di pensare che in certe giornate tutto vi stia andando straordinariamente liscio, mentre in altre sembra che qualunque legge di Murphy stia cospirando per rendere la vostra vita ingestibile e più complessa del solito?

Ecco: se vivete in Sicilia, o se avete familiarità con il dialetto dell’isola, saprete che fra le tante espressioni diffuse in questa regione ce n’è una in grado di descrivere la condizione di cui sopra. Ci riferiamo a Quannu ‘a siccu e quannu ‘a saccu, il cui uso è molto attestato nel catanese, ma che ritroviamo anche nel nisseno nella variante Tantu siccu tantu saccu, così come in altre aree della Trinacria in un’ulteriore versione, stavolta più stringata: O siccu, o saccu.

Tutt’e tre, osservate da vicino, hanno in sostanza la stessa valenza, e potrebbero essere tradotte con il corrispettivo italiano Quando troppo e quando niente, in riferimento al fatto che talvolta sembriamo avere troppa fortuna, mentre altre volte non c’è proprio niente che possiamo fare per contrastare la sorte avversa che sembra prendersi gioco di noi.

Dal punto di vista etimologico si tratta di un’espressione piuttosto semplice da scomporre, in cui le due parole portatrici di significato sono siccu e saccu, solo in apparenza vicine fra di loro ma, in realtà, atte a indicare la prima ciò che in italiano equivale all’essere a secco, e la seconda invece sinonimo di un sacco pieno fino all’orlo.

Ciò che è interessante notare, quindi, è piuttosto la provenienza agricola – o comunque rurale – del modo di dire, in cui l’andazzo della giornata non si misurava in chissà quale successo professionale, familiare o scolastico, bensì nella possibilità di portare a casa un buon raccolto: non uno che lasciasse a bocca asciutta chi aveva qualche aspettativa, ma uno per il quale, invece, un solo sacco bastava a stento.

Il suo carattere proverbiale ha reso la locuzione quasi poetica, e l’alternanza del bene e nel male nella vita umana, dello yin e dello yang, della buona ventura e della sventura, fa sì che ancora oggi sia molto usata dai siciliani nella loro quotidianità.

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