Se un giorno doveste trovarvi a trascorrere una giornata in provincia di Messina, e più in particolare in borghi come quelli di Novara di Sicilia, Tripi, Montalbano, Mazzarrà Sant’Andrea, Basicò o Fondachelli, potreste sentire parlare per la prima volta di un formaggio quasi introvabile altrove, che gli abitanti del luogo chiamano da secoli maiurchìnu.

Si tratta di un pecorino a pasta dura, prodotto generalmente fra il mese di febbraio e quello di giugno usando latte crudo di pecora e latte caprino, secondo una ricetta antica ed elaborata che viene tuttora tramandata di generazione in generazione per produrre delle forme pesanti almeno 10 kg e il cui diametro può raggiungere addirittura i 35 cm.

La sua particolarità risiede nel pascolo libero delle greggi, che devono poter mangiare ciò che preferiscono per garantire la sapidità e l’aroma erbaceo tipico di questa specialità, e in una stagionatura lunga fino a due anni, i cui garanti restano a oggi non più di una decina di aziende agricole del territorio. Oltre a ciò, anche il suo nome in dialetto può vantare una curiosa e ancora discussa unicità, dato che la sua etimologia non è stata ad oggi individuata con certezza.

C’è chi pensa derivi da una varietà di frumento denominata proprio maiorca, e che tuttavia sarebbe di origine indigena e non iberica, mentre altri sostengono che la provenienza sia legata proprio all’isola di Maiorca, da cui può essere stato esportato in Sicilia un formaggio molto simile al maiurchìnu poi prodotto sul posto. Un’ipotesi più elaborata, e senza dubbio più interessante, è invece quella che associa la specialità sicula alla Sagra della Maiorchina, una festività diffusa nel XVII secolo nella zona fra i Nebrodi e i Peloritani.

Qui, fra le altre cose, i pastori partecipavano a una gara chiamata ruzzola, vinta da chi avesse fatto rotolare più velocemente il suo formaggio rotondo lungo i pendii dei paesi: l’evento era legato alla cultura spagnola che era ancora dominante nella Trinacria, e dal suo nome potrebbe essere derivato quello del pecorino corrispondente, che magari si prese a usare proprio per vincere la competizione.

Ai nostri giorni queste antiche tradizioni sopravvivono durante la Sagra del Maiorchino, che è ora una manifestazione organizzata nel Comune di Novara durante il Carnevale, e in occasione della quale si accompagnano degustazioni e momenti conviviali a un’edizione più regolamentata proprio della ruzzola. Quale che sia la sua storia linguistica, insomma, il maiurchìnu resta un raffinato prodotto caseario artigianale, ormai considerato in tutta la regione un’eccellenza alimentare da preservare.

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