“Assicutàri ‘a buffa Càssaru Càssaru”, o del persistere invano

Se da una parte l’immagine del popolo siciliano è associata a chi si scoraggia facilmente, accettando le proprie condizioni con la sensazione di non poterle migliorare granché, secondo un’eco di stampo verghiano che ricorda appunto la teoria dell’ostrica alla base del Ciclo dei Vinti dello scrittore catanese, stando a un detto palermitano sembra vero anche il suo contrario.

Per chi abita nella zona del capoluogo siculo, infatti, non suonerà nuovo il modo di dire Assicutàri ‘a buffa Càssaru Càssaru, conosciuto anche nella variante Circàri ‘a buffa Càssaru Càssaru. Si tratta, in realtà, di un’espressione che con il passare del tempo sta perdendo piede fra le nuove generazioni, ma che fino a qualche decennio fa era ampiamente utilizzata dalla popolazione.

Il suo significato lo spiega bene il lessicografo Giuseppe Pitrè, secondo il quale designerebbe l’atto di «correre invano dietro a persona alla quale abbiamo fatto un prestito; non poter più riavere il proprio; non dovere sperar nulla da una persona che ci abbia promesso di soddisfarci di un debito contratto con noi».

Ma da dove deriva questa espressione, e come mai è diffusa proprio nel versante occidentale della Trinacria? Per capirlo dobbiamo osservare il termine Càssaru, denominazione informale con cui ancora oggi è conosciuto il corso Vittorio Emanuele, ovvero l’arteria cittadina di origine araba che collega la città da un capo all’altro, e che deriverebbe dal latino castrum, cioè castello.

Cercare (o assicutàri, cioè inseguire senza dare fiato – dal latino ad secutare) quindi la buffa lungo tutto il Càssaru è una maniera metaforica per esprimere la difficoltà di raggiungere il proprio obiettivo, dal momento che la buffa rappresenta il rospo – o la botta, per utilizzare un toscanismo, animale sempre pronto a saltare lontano o a sgusciare via dalle nostre mani.

Pur correndo di buona lena, sembra dirci pertanto questa perla della saggezza popolare, ci sono volte in cui stiamo davvero pretendendo l’impossibile, non rassegnandoci di fronte all’evidenza anche se i nostri sforzi hanno tutta l’aria di dimostrarsi vani.

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Traduttrice di formazione, nonché editor, correttrice di bozze e ghostwriter, Eva Luna Mascolino (Catania, 28 anni) ha vinto il Campiello Giovani 2015 con il racconto "Je suis Charlie" (edito da Divergenze), tiene da anni corsi di scrittura, lingue e traduzione, e collabora con concorsi, festival e riviste. Ha conseguito il master in editoria di Fondazione Mondadori, AIE e la Statale di Milano, e ora è redattrice culturale - oltre che per Sicilian Post - per le testate ilLibraio.it e Harper’s Bazaar Italia. Lettrice editoriale per Salani, Garzanti e Mondadori, nella litweb ha pubblicato inoltre più di 50 racconti.

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