“Atturràri”, il verbo di chi abbrustolisce ma anche di chi disturba

Oggi che inauguriamo il ritorno della stagione estiva, inizia in Sicilia un periodo particolarmente importante per il cosiddetto atturramèntu, che con le giuste accortezze e attenzioni può essere sfruttato a vantaggio di chi si occupa di prodotti di genere alimentare.

L’atto di atturrari, infatti, così come riportato nel Nuovo vocabolario Siciliano-Italiano a cura di Antonino Traina, consisterebbe in italiano nel «porre le cose al fuoco sì che secchino e non ardano né si cuociano; abbrustolire». Un’operazione che potremmo dunque tradurre come tostare, e la cui storia etimologica riserva almeno una sorpresa.

L’ipotesi più accreditata al riguardo è che il verbo del dialetto siciliano sia da ricondurre allo spagnolo torrar, che non a caso vuol dire arrostire e che a sua volta deriverebbe dal latino torreo, che anticamente aveva proprio il significato di disseccare al sole. Ecco perché a essere atturràti nella Trinacria sono per esempio il pangrattato e le arachidi, ma anche cibi quali le bruschette (qui da intendersi piuttosto come abbrustolite).

Il termine non è da confondere con l’apparentemente simile attturrunàtu, che invece sta a indicare un cibo o una bibita fredda, e che infatti si utilizza soprattutto nel palermitano per parlare di una birra ghiacciata. A prima vista lontano dalle valenze semantiche delle quali abbiamo parlato finora è invece l’atto di una persona che ne attùrra fastidiosamente un’altra, e che a dispetto di quanto potremmo pensare è la stessa voce verbale di cui sopra.

Da intendersi com’è evidente in senso figurato, infatti, atturàri qualcuno è sinonimo di infastidire, insistere. Il motivo è presto detto: chi ha la tendenza a disturbare la gente intorno a sé è considerabile uno scocciatore, una persona che tedia le altre, e che dunque a modo suo le secca come farebbe il troppo sole.

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Traduttrice di formazione, nonché editor, correttrice di bozze e ghostwriter, Eva Luna Mascolino (Catania, 28 anni) ha vinto il Campiello Giovani 2015 con il racconto "Je suis Charlie" (edito da Divergenze), tiene da anni corsi di scrittura, lingue e traduzione, e collabora con concorsi, festival e riviste. Ha conseguito il master in editoria di Fondazione Mondadori, AIE e la Statale di Milano, e ora è redattrice culturale - oltre che per Sicilian Post - per le testate ilLibraio.it e Harper’s Bazaar Italia. Lettrice editoriale per Salani, Garzanti e Mondadori, nella litweb ha pubblicato inoltre più di 50 racconti.

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