«Còmu ti spèrcia?»: i siciliani e le loro idee balzane

Mangiare cavoli a merenda, raccontare un segreto a una persona dalla bocca notoriamente larga, partire a mezzogiorno per una scampagnata… Tutte trovate poco comuni, per non dire bizzarre e talvolta sconsigliabili, che però capita davvero di vedere accadere di tanto in tanto intorno a noi.

Quando è in Sicilia che capitano episodi simili, anche e soprattutto se avete a che fare con abitanti del posto che conoscono il dialetto, non stupitevi se il diretto interessato si sentirà allora porgere una domanda puntuale e senza mezzi termini: «Còmu ti spèrcia?», oppure, al passato, «Còmu ti spirciò?».

Dal contesto è semplice intuire che potremmo renderla in italiano con «Come ti viene in mente?», o con «Come ti è venuto in mente?» nel secondo caso, anche se forse non tutti sanno da dove derivi questo verbo così singolare, che in una sola parola riesce a racchiudere il concetto di avere avuto una cattiva idea e avere deciso di metterla in pratica senza pensarci poi troppo.

Per capire la sua provenienza, infatti, dobbiamo tornare indietro nel tempo di molti secoli e attingere addirittura al latino volgare, idioma nel quale esisteva il lemma pertusiare, ovvero traforare. In alcune aree del Sud Italia, la parola si è poi mantenuta con il significato di sbirciare, di scorgere o per l’appunto di penetrare, come d’altronde è accaduto anche con il francese percer.

Nella Trinacria, in modo più specifico, il termine si è imposto nelle accezioni di avere voglia, come testimoniato anche da alcune pagine dei celebri libri di Andrea Camilleri («La verità vera era che non gli spirciava di vedere quello che s’aspettava di vedere in via Cavour», si legge per esempio ne Il re di Girgenti), di curiosare e del già nominato passare per la testa o concepire un pensiero (in particolare se balzano), oltre a quella di tormentarsi nell’espressione riflessiva spirciàrisi ‘a testa.

Si tratta, detto altrimenti, di una voce polisemica e dalle sfumature suggestive, che non hanno mancato di influenzare la letteratura e di diffondersi allo stesso tempo nel linguaggio popolare, arricchendolo di un tocco azzardoso e fuori dagli schemi, oltre che lontano da un certo immobilismo comportamentale considerato tipico della regione.

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Traduttrice di formazione, nonché editor, correttrice di bozze e ghostwriter, Eva Luna Mascolino (Catania, 28 anni) ha vinto il Campiello Giovani 2015 con il racconto "Je suis Charlie" (edito da Divergenze), tiene da anni corsi di scrittura, lingue e traduzione, e collabora con concorsi, festival e riviste. Ha conseguito il master in editoria di Fondazione Mondadori, AIE e la Statale di Milano, e ora è redattrice culturale - oltre che per Sicilian Post - per le testate ilLibraio.it e Harper’s Bazaar Italia. Lettrice editoriale per Salani, Garzanti e Mondadori, nella litweb ha pubblicato inoltre più di 50 racconti.

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