In Sicilia l’igiene personale è una cosa seria: occhio a non emanare cattivo odore, altrimenti si rischia di essere visti come ngrasciati, lurdi e fitusi!

Cattivo odore. Il dialetto isolano distingue diversi livelli di sporcizia dell’individuo: una persona dall’olezzo non gradevole fa fetu ed è fitusa. Questa terminologia deriva dal latino foetēre, che significa appunto “emanare cattivo odore” ed è passata in uso in italiano per lo più all’indicativo presente e imperfetto e nel participio presente “fetente”. In siciliano invece le forme più adoperate sono l’aggettivo fitusu e l’espressione verbale sta fitennu, letteralmente “stai fetendo”, che contraddistingue non solo chi non ha un buon profumo, ma anche una persona poco raccomandabile, che ha la coscienza sporca.

Aspetto trasandato. Se chi fete emana cattivo odore, chi è lurdu ha anche un aspetto poco gradevole, lurido si direbbe in italiano o lordo, per adoperare una forma più arcaica. Ancora una volta l’etimologia è latina, da luridus. Proprio come fitusu, anche lurdu ha assunto nel tempo un’accezione metaforica: spesso si fa ricorso all’aggettivo per indicare una persona dall’animo lurido.

Puzzolente e sporco. Il livello di sporcizia massimo in Sicilia è raggiunto da chi è ngrasciatu, cioè sporco e puzzolente. L’etimologia più antica della radice dell’aggettivo è latina, ma su di esso ha influito anche una parola di origine più tarda. Ngrasciata è una persona ricoperta di grasciu, cioè di grasso sporco, dal latino crassus, aggettivo che è passato dall’indicare l’abbondanza e la ricchezza (vedi Crasso come cognome nobiliare di molte famiglie) al definire qualcosa di grasso, ricoperto di grasso. Dalla stessa radice è nato il termine medievale “grascia”, che indicava le vettovaglie di approvvigionamento di una città e, per estensione, l’abbondanza e infine il grasso del maiale, “sugna”. Tale sostantivo latino ha avuto influsso sulla formazione e sul significato di ngrasciatu. In conclusione, se qualcuno si sente fitusu o lurdu o ngrasciatu, che non esiti a lavar… a sgrasciarsi!

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