Guida Michelin: l’emozione della prima stella per Roberto Toro e Giuseppe Raciti

Gli chef Roberto Toro del ristorante Otto Geleng di Taormina e Giuseppe Raciti di Zash fanno il loro debutto sulla prestigiosa guida, facendo onore all’alta cucina nostrana

Che fossero talenti destinati a ottenere la desiderata stella potrebbe per molti non essere una novità. Un sogno, condiviso da tutti gli chef del mondo, che oggi, in occasione della “Michelin star revelation” di Piacenza, diventa realtà per due siciliani che da sempre si sono fatti valere, in cucina con le loro ricette e nella vita di tutti i giorni con la loro umiltà e professionalità.

Roberto Toro, chef del ristorante Otto Geleng del Belmond Grand Hotel Timeo a Taormina, e Giuseppe Raciti, chef del ristorante che sorge ai piedi dell’Etna Country boutique hotel Zash, sono entrati ufficialmente tra gli stellati Michelin, conquistandosi un posto nell’edizione 2020 della guida.

Per Toro, 44 anni, originario di Palagonia – di cui si è tanto parlato in occasione del G7 di Taormina, quando ha preparato il pranzo per i leader mondiali – è tanta la soddisfazione di aver ricevuto il riconoscimento proprio in Sicilia, dove è rientrato dopo diverse esperienze all’estero per «costruire qualcosa di importante».

Lo chef Giuseppe Raciti

Stessa emozione condivisa dal collega trentaquattrenne Raciti, acese di origine che punta sulle materie prime e sulla stagionalità dei prodotti, scegliendo di mettere nel piatto non più di tre elementi per volta. Miglior chef emergente italiano nel 2015, miglior chef under 30 del Sud Italia nel 2017, Raciti porta i sapori siciliani in giro per l’Italia e per il mondo, anche se il suo piatto preferito resta «la parmigiana della mamma».
Noi li seguiamo da tempo e ci siamo fatti raccontare la filosofia gastronomica che anima i loro piatti e li ha condotti al recente successo:

Tradizione e innovazione nei piatti di Giuseppe Raciti, miglior giovane chef del Sud Italia

«Convivialità e scoperta» I “Piacìri” della cucina siciliana nel primo libro dello chef Roberto Toro

 

 

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Sono cresciuta in una famiglia di giornalisti e ho avuto quindi la possibilità, fin da piccola, di stare a contatto con giornali e studi televisivi, mentre pian piano maturavo l'idea di percorrere le orme dei miei genitori e intraprendere quella strada, di certo oggi più tortuosa, ma sempre affascinante. Così, quando è arrivato il momento di scegliere l'Università da frequentare, non ho avuto dubbi: sarei stata una studentessa del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione nella mia città, che amo immensamente, a cui è seguito il biennio di specialistica in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo. Inutile dire che non mi sono mai pentita della mia scelta, apprezzando giorno dopo giorno, anno dopo anno, la comunicazione, il giornalismo e l'organizzazione di eventi legati a questi ambiti, approfonditi anche tramite esperienze lavorative in Fondazioni d'arte, librerie, Festival culturali. Insomma, non so proprio stare con le mani in mano! Sono curiosa di ciò che mi circonda e mi nutro delle storie delle persone con cui entro in contatto, probabilmente deformazione professionale.

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