Con l’avvicinarsi delle cosiddette festività “dei morti”, la Sicilia si popola di leggende, tradizioni e soprattutto cibi tipici di questo periodo dell’anno, che fanno capolino nei racconti di nonni e nonne, nelle case di ogni famiglia e perfino in botteghe e supermercati. Non c’è località che si rispetti in cui possa mancare, infatti, una pietanza caratteristica da consumare per l’occasione, e il capoluogo etneo non fa eccezione.

Tra le prelibatezze tipiche della regione, troviamo non a caso una predilezione particolare a Catania per le Rame di Napoli, morbidi biscotti al cacao rivestiti da uno strato di glassa al cioccolato fondente, che secondo l’usanza popolare venivano regalati ai bambini dai parenti defunti se si erano comportati bene nel corso dell’anno.

La loro ricetta sembra risalire a diversi secoli orsono, sebbene si sia evoluta e diversificata con il tempo. Inizialmente la sua preparazione si limitava a un impasto di farina e zucchero, a cui si aggiungeva per l’appunto il cacao ed eventualmente qualche cucchiaino di marmellata alle arance, mentre oggi la confettura viene spesso e volentieri sostituita da creme al pistacchio, composte o nutella, per accontentare il palato dei clienti più golosi.

Da dove deriva, tuttavia, il dessert e per quale motivo ha un nome tanto curioso? Secondo alcuni, la sua creazione si dovrebbe a un celebre pasticcere il cui cognome era proprio Napoli o Di Napoli, e che di conseguenza sarebbe rimasto per sempre associato al dolce da lui inventato. Secondo altri, invece, l’area geografica da tenere in considerazione è quella del capoluogo campano, che insieme all’isola costituiva l’antico Regno delle Due Sicilie. Le regioni del sud Italia quindi accomunate da un folklore e una gastronomia simili, motivo per cui i biscotti potrebbero essere stati “importati” da Napoli a Catania.

L’ipotesi più originale, e che spiegherebbe come mai il dolce si chiama proprio Rama, riguarda il conio di una moneta in lega di rame al fine di rimpiazzare nei commerci quotidiani quelle in oro e argento. Con l’intento di omaggiare la sua introduzione, qualcuno avrebbe quindi pensato a un dessert che ne ricordasse la forma, dando vita pertanto alle Rame di Napoli inteso in quanto regno. A distanza di secoli, le certezze sulla loro etimologia rimangono vaghe, ma il loro sapore è ancora in grado di conquistare chiunque.

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