“Sparàrisi ‘a chiàppara”, l’opulenza sicula passa da una pianta
Un modo di dire dal significato particolarmente inaccessibile, specialmente per chi non abbia dimestichezza con il dialetto siciliano, nonché dall’origine piuttosto incerta
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Un modo di dire dal significato particolarmente inaccessibile, specialmente per chi non abbia dimestichezza con il dialetto siciliano, nonché dall’origine piuttosto incerta
Con le sue radici ben salde e i suoi grandi fiori bianchi, il cappero è una pianta dalle virtù innumerevoli: ha proprietà diuretiche e toniche, aiuta i capillari del viso a non dilatarsi troppo e, sotto forma di vino, ha addirittura virtù digestive e stimolanti.
Usato in cucina e nella cosmesi, nonché presente in molte città italiana, anticamente era un prodotto della terra raro e da conservare con oculatezza, motivo per cui, in Sicilia, ha poi dato origine a un modo di dire ormai proverbiale: sparàrisi ‘a chiàppara (o ‘a ghiàppera, o ancora a ghiàppara, in base alle zone).
A differenza di quanto si potrebbe immaginare, il significato non è così cristallino come sembra a prima vista e non ha niente a che vedere con i fucili o con altre armi da fuoco, così com’è incerta la stessa origine del termine chiàppara e del suo corrispettivo italiano cappero.
Dato che è arrivato in Italia grazie agli arabi, c’è chi pensa debba il suo nome al termine al-qabar, cioè capra, animale ghiotto proprio di capperi; secondo altri, invece, la pianta di origine euroasiatica sarebbe debitrice del corrispettivo greco kapros, o addirittura della parola Kypros, nome dell’isola di Cipro in cui da sempre il cappero cresce rigoglioso.
Al di là dei dubbi e delle curiosità etimologiche, numerose sono le interpretazioni sullo stesso modo di dire siculo. A detta di alcuni, infatti, usare ‘a chiàppara durante un pasto (ovvero spararsela, liquidarsela tutti in una volta) era sinonimo di festeggiamenti da celebrare, o di eleganza da sfoggiare a tutti i costi, proprio perché si trattava di una prelibatezza.
Così, il sintagma è passato a indicare chi cerca di fare bella figura, di vestirsi a modo, forse per via di un’ulteriore associazione mentale con la pianta del cappero stessa, che quando fiorisce acquisisce tutta la sua bellezza proprio perché “spara fuori” i suoi boccioli (non a caso, è con questo verbo che si indica nella Trinacria l’atto di una pianta di germogliare).
Quale che sia la verità, insomma, in Sicilia sparàrisi ‘a chiàppara è una maniera, non di rado ironica, per sottolineare il carattere o il gesto appariscente di qualcuno, e in particolare di coloro dai quali (per varie ragioni contestuali) non ci saremmo aspettati tanta esuberanza.
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