In occasione della Giornata della Memoria che ricorre oggi, 27 gennaio, vogliamo segnalarvi alcune iniziative attualmente in corso della nostra terra, e cogliere l’occasione per ripercorrere tante altre storie e testimonianze vicine alla Sicilia. Storie di luoghi e personaggi da tramandare, per impegnarci a non cedere all’indifferenza mentre il presente ci ricorda che il passato non è poi così lontano.

ALCUNI EVENTI DI OGGI…

Il CNDDU (Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani) quest’anno ha invitato i docenti a realizzare insieme ai propri studenti Se questa è una donna”: il lager femminile di Ravensbruck, lavoro didattico monografico che interesserà numerose scuole anche del territorio siciliano, per raccontare l’orrore vissuto dalle donne nei lager, vittime di violenza e umiliazioni, di disumani esperimenti.

A Ganci, in provincia di Palermo, è stata inaugurata la mostra della fotografa Arianna Di Romano Da anima ad anima presso l’istituto superiore Giuseppe Salerno, con l’incontro con Shlomit Beck, presidente della Chelmer Organization of Israel, mentre segnaliamo che al Teatro Massimo di Palermo sono previsti in data odierna tre concerti dei giovani musicisti dell’Ensemble strumentale della Massimo Youth Orchestra, diretti dal Maestro Michele De Luca e con l’attrice Silvia Ajelli, che ha interpretato brani tratti dal diario (1941-1943) e dalle lettere (1942-1943) di Etty Hillesum, la scrittrice olandese ebrea vittima dell’Olocausto.

…E TANTE STORIE DI SEMPRE

IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO A FERRAMONTI

«Le giornate sono tutte uguali, le faccende sempre le stesse, si vedono sempre le stesse bianche baracche, le stesse facce in apparenza allegre, ma che nascondono nel cuore quasi sempre la nostalgia della perduta libertà»: così scriveva l’allora tredicenne Gisella Weiss nel suo taccuino, mentre si trovava internata con altre 8000 persone a Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza, un luogo in realtà ancora poco conosciuto del nostro Paese, ma che racchiude la memoria delle persecuzioni di tanti ebrei e nemici del fascismo nel Sud Italia: una comunità eterogenea di culture e religioni, esempio di cittadinanza universale e solidarietà (nonostante le tragiche circostanze) del quale parla Salvatore di Fazio in questo approfondimento.

«Pochi sanno dell’esistenza di questo luogo nel nostro Paese. Un lager “sui generis”, in cui culture e religioni differenti trovarono, pur nelle ristrettezze, un’isola di pace»

LA COLPA DI ESSERE INNOCENTI

Documenti, diari, foto d’epoca: è da queste testimonianze che spesso possiamo conoscere la storia delle vittime dei campi di sterminio. Grazie al materiale raccolto da Vincenzo Sottosanti nel documentario del 2004 La Sicilia in guerra, per esempio, è possibile ripercorrere la storia di illustri intellettuali e scienziati, di donne di cultura e bambini nati o residenti nell’isola che vennero soffocati dalla follia discriminatrice del regime. Ma anche episodi di solidarietà e fratellanza che ci riconciliano con il senso autentico della speranza, come osserva qui Joshua Nicolosi.

VITTIME SENZA VOLTO E SENZA NOME

La ricercatrice Giovanna D’Amico, nel suo I siciliani deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti 1943-1945 (Sellerio, 2006), ci racconta poi dei suoi quasi 900 conterranei coinvolti in questa tragedia – alcuni senza volto, ma tutti con lo stesso diritto di non essere dimenticati: «Dal catanese Tommaso D’Urso, muratore con il sogno della divisa da carabiniere, al vittoriese Salvatore Bertolone, contadino strappato dalla sua terra per essere impiegato nelle fabbriche di aerei tedesche, passando per la messinese Egle Segre, sparita nell’inferno di Auschwitz», ecco in questo articolo tutti i dettagli.

LA MEMORIA PERENNE

Il docente Salvatore Borzì, nella sua opera intitolata Internato n. 102883/IIA (Edizioni Nero Su Bianco), ci accompagna invece fra le strade percorse da Gerardo Sangiorgio, uno studente originario di Biancavilla (in provincia di Catania) sopravvissuto ai lager nazisti, e che da insegnante ha dedicato la sua vita a testimoniare quell’orrore e trasmettere alle nuove generazioni i valori di libertà e fratellanza, ricordandoci che «non c’è terra innocente o priva di martiri, che non c’è passato collettivo che non sia in parte anche il nostro, né data sul calendario priva di una sua qualche “memoria”», come ricordiamo in questa recensione.

IL FUNZIONARIO CHE DIVENNE UN EROE

In ultimo, ma non per importanza, vanno menzionate le pagine del libro Un eroe dimenticato di Franco Giannantoni e Ibio Paolucci (Edizioni Arterigere), grazie a cui è sata ridata luce alla storia di Calogero Marrone, che da Favara (in provincia di Agrigento) si trasferì a Varese, dove era capo dell’Ufficio anagrafe del Comune. Lì, munito di penna e timbri, falsificò i documenti di identità di centinaia di ebrei e antifascisti che cercavano di raggiungere il confine svizzero durante l’occupazione, salvandoli dalla deportazione nei campi di concentramento. Qui potete leggere la sua storia, mentre per scoprire in che modo la sua vicenda ha ispirato una canzone dell’album Lu Paradisu è ccà del musicista di Caltabellotta Ezio Noto, vi rimandiamo alla sua testimonianza diretta.

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